Da un nuovo studio emerge che il D-Mannosio non ha solo la proprietà di contrastare le cistiti, ma sarebbe in grado anche di “ringiovanire” la vescica.
Abbiamo parlato spesso del D-Mannosio e della sua efficacia nel contrastare in modo naturale le cistiti.
Fino ad oggi si riteneva che questa fosse l’unica proprietà del D-Mannosio. Ma c’è una novità importante. Un nuovo studio scientifico ha scoperto che questo rimedio naturale agisce non solo sui batteri ma anche sulle cellule che ricoprono le pareti della vescica: e, nello specifico, il D-Mannosio ha la proprietà di contrastare i cambiamenti che si verificano in queste cellule a causa dell’invecchiamento. Si tratterebbe quindi di un vero “trattamento antietà” per la vescica, potenzialmente in grado di prevenire e combattere non solo le infezioni ma anche altri disturbi legati all’invecchiamento.
Vediamo più nei dettagli cosa dice il nuovo studio a proposito di questa nuova insospettata proprietà del D-Mannosio.
L’invecchiamento della vescica
Il primo obiettivo di questo lavoro, realizzato al Baylor College of Medicine di Houston (USA) da un team di ricercatori esperti in infezioni urinarie, era capire come cambia la vescica con l’invecchiamento. E in che modo questo influenza la suscettibilità alla cistite, che con il passare degli anni aumenta sempre più.
Sappiamo infatti che, invecchiando, il corpo perde a più livelli la propria capacità di mantenere l’omeostasi, e in particolare che una componente importante dell’invecchiamento è il cosiddetto inflammaging: uno stato di infiammazione generalizzata di basso grado che si sviluppa appunto con l’età (da inflammation, infiammazione + aging, invecchiamento). Ma cosa accada nello specifico alla vescica non è ancora ben chiaro. Soprattutto nelle donne, che dopo la menopausa soffrono particolarmente spesso di cistiti.
I ricercatori dunque hanno analizzato in grande dettaglio, a livello cellulare, le vesciche di topi femmina anziani, confrontandole con quelle di esemplari più giovani. Hanno scoperto che, invecchiando, le cellule della vescica perdono la capacità di fare pulizia dei propri elementi danneggiati o malfunzionanti: di eliminare la spazzatura, potremmo dire. Una capacità, chiamata tecnicamente autofagia, molto importante affinché la cellula possa funzionare correttamente.
Allo stesso tempo si indeboliscono le risposte antiossidanti endogene, cioè quei meccanismi che permettono alle cellule di difendersi dallo stress ossidativo. E i radicali liberi si accumulano.
Il risultato è che le cellule, trovandosi in difficoltà, cominciano a mandare segnali al sistema immunitario affinché intervenga a risolvere la situazione. Nasce così uno stato di infiammazione di basso grado – silenziosa, senza sintomi evidenti – che però purtroppo non è risolutiva e si cronicizza: l’inflammaging.
In risposta allo stress ossidativo e all’infiammazione, infine, si attiva un meccanismo che normalmente entra in gioco durante le infezioni per eliminare i germi penetrati all’interno delle cellule: queste “si suicidano”, staccandosi dalla mucosa, e vengono infine eliminate insieme all’urina. In questo caso i segnali infiammatori e ossidativi presenti in vescica confondono le cellule, che mettono in atto questa forma di morte programmata anche se non c’è nessun germe da eliminare.
Conseguenza: la mucosa della vescica si esfolia molto più del normale, ma il tessuto invecchiato fatica a sostituire le cellule perse. Si formano quindi delle discontinuità nella copertura impermeabile della vescica, che ne compromettono le difese nei confronti sia dei batteri che delle sostanze tossiche e irritanti presenti nell’urina.
Un dettaglio importante è che una eccessiva esfoliazione della mucosa vescicale è stata osservata anche nelle donne in menopausa: si può quindi presumere che meccanismi analoghi caratterizzino l’invecchiamento della vescica anche negli esseri umani.
Con l’invecchiamento la vescica diventa più suscettibile alle infezioni
Dopo aver osservato le caratteristiche di una vescica “anziana”, i ricercatori si sono chiesti se risponda in modo diverso alle infezioni urinarie. Hanno quindi infettato i topi con Escherichia coli, il batterio responsabile della maggior parte delle cistiti. E hanno notato due cose interessanti:
- La vescica degli animali anziani, già di base in uno stato di infiammazione silente, durante l’infezione si infiamma più di quella degli esemplari giovani.
- Allo stesso tempo è meno capace di difendersi dai batteri: si formano infatti un maggior numero di colonie intracellulari (se non sai cosa sono le colonie batteriche intracellulari, leggi qui). E questo fa sì che gli animali anziani abbiano poi, nelle settimane seguenti a questa prima infezione, un maggior numero di recidive.
Ecco quindi un meccanismo che spiega perché i soggetti anziani sono più suscettibili alle cistiti ricorrenti.
D-Mannosio, una nuova proprietà: contrasta l’invecchiamento della vescica
Ai ricercatori interessava ora capire se il D-Mannosio ha la proprietà di contrastare l’invecchiamento della vescica. Lo hanno quindi somministrato ai topi anziani, aggiungendolo all’acqua da bere.
Attenzione: in questo caso il focus non è la terapia delle infezioni urinarie. Gli animali trattati con D-Mannosio non avevano cistite in corso e non erano stati infettati con E. coli.
Le vesciche vengono esaminate dopo (soli!) 14 giorni di trattamento. E si vede che il D-Mannosio è stato capace di:
- riattivare l’autofagia, cioè la capacità delle cellule di “eliminare la spazzatura”
- ridurre i livelli di infiammazione
- ridurre l’esfoliazione della mucosa vescicale, riportandola quasi ai valori osservati nei topi giovani.
Un vero trattamento antietà! Che presumibilmente (questa prova non è stata fatta) normalizza la risposta della vescica alle infezioni e riduce la suscettibilità alle recidive. Ma che potrebbe prevenire o contrastare anche altri disturbi legati all’invecchiamento.
Naturalmente è da vedere se i risultati ottenuti con i topi verranno replicati anche negli esseri umani. E bisognerà capire – dicono gli autori – in che modo il D-Mannosio esplica queste straordinarie azioni. Una cosa però è chiara: il D-Mannosio ha molte più proprietà di quanto pensassimo, proprietà che stiamo solo iniziando a scoprire.
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Fonti scientifiche
Joshi, C. S., Salazar, A. M., Wang, C., Ligon, M. M., Chappidi, R. R., Fashemi, B. E., … & Mysorekar, I. U. (2024). D-Mannose reduces cellular senescence and NLRP3/GasderminD/IL-1β-driven pyroptotic uroepithelial cell shedding in the murine bladder. Developmental Cell, 59(1), 33-47. https://doi.org/10.1016/j.devcel.2023.11.017