Secondo un nuovo studio, una dieta ricca di fibre e povera di carne aiuta a ridurre l’antibiotico resistenza.
L’antibiotico resistenza è oggi uno dei fenomeni che maggiormente preoccupano la comunità medica. Più utilizziamo gli antibiotici e più i batteri si abituano a questi farmaci, che così perdono efficacia. E curare le infezioni diventa sempre più difficile.
Se soffri di frequenti cistiti e sei costretto ad assumere spesso antibiotici, è probabile che ti sia già capitato di dover affrontare batteri resistenti. In Italia, infatti, si stima che la cistite sia resistente ai fluorochinoloni (es. Ciproxin) ben nella metà dei casi!
Questo è un problema serio, ma ridurre l’antibiotico resistenza è possibile. Occorre in primo luogo l’impegno dei medici a prescrivere gli antibiotici in modo prudente e responsabile, evitando gli eccessi e valutando bene il principio attivo più adatto in ogni specifica situazione. Anche noi pazienti e comuni cittadini possiamo fare la nostra parte: evitando di assumere antibiotici di nostra iniziativa, seguendo scrupolosamente le indicazioni del medico (dosaggio e durata della terapia) quando ci vengono prescritti antibiotici, e smaltendo correttamente quelli avanzati per evitare che si disperdano nell’ambiente.
In questo articolo abbiamo spiegato che un importante aiuto per ridurre l’antibiotico resistenza viene dall’utilizzo di UROGYN. Se assunto come profilassi in caso di cistiti ricorrenti, questo rimedio naturale a base di D-Mannosio mantiene l’urina libera dai batteri e blocca sul nascere eventuali recidive, evitando ulteriori terapie antibiotiche. Questo permette, in un tempo relativamente breve, di eliminare dall’intestino i batteri resistenti. Come abbiamo verificato con le nostre clienti, se dopo qualche mese di integrazione con UROGYN dovesse verificarsi un nuovo episodio di cistite, questo sarà dovuto a batteri sensibili e sarà quindi molto più facile da trattare.
Ridurre l’antibiotico resistenza con la dieta? È possibile!
Oltre a quanto già detto, dai più recenti studi scientifici emerge il concetto fondamentale che anche la giusta alimentazione ha la capacità di ridurre l’antibiotico resistenza.
Per capire in che modo dobbiamo fare un passo indietro. Partiamo da un dato: il nostro intestino è un serbatoio silenzioso di antibiotico resistenza. Tutti infatti ospitiamo nel microbiota intestinale batteri resistenti, anche se non abbiamo mai assunto antibiotici, perché questi batteri si trovano ormai ovunque nell’ambiente.
Attenzione: ospitare batteri resistenti non è la stessa cosa che avere un’infezione resistente agli antibiotici! In condizioni normali i batteri intestinali (che siano resistenti agli antibiotici oppure no) sono pacifici coinquilini che abitano il nostro corpo senza creare problemi. Alcuni di essi, in realtà, hanno il potenziale di causare patologie: parliamo di batteri come E. coli, Klebsiella, Pseudomonas, enterococchi, streptococchi, stafilococchi. Ma sono talmente pochi, in confronto alla stragrande maggioranza dei batteri buoni o innocui, che normalmente non ce ne dobbiamo preoccupare – stiamo parlando di un “soggetto problematico” per ogni MILIONE di batteri intestinali!
Una caratteristica che accomuna tutti questi batteri potenzialmente patogeni (cosiddetti patobionti) è la grande capacità di adattamento. Possono ad esempio sopravvivere in presenza di ossigeno e anche respirare ossigeno, quando invece per la stragrande maggioranza del microbiota intestinale l’ossigeno è letale. Insomma, sono pochi ma bravissimi a sfruttare ogni occasione per riprodursi rapidamente e raggiungere concentrazioni molto maggiori di quelle di partenza. Questo è il caso in cui diventano pericolosi e possono causare patologie, proprio come avviene per la cistite. Importante: le più comuni condizioni che favoriscono la crescita dei patobionti sono assunzione di antibiotici, infiammazione intestinale, alimentazione squilibrata.
Purtroppo, tra tutti i batteri che popolano il nostro intestino, i patobionti sono proprio quelli che possiedono la maggior parte dei geni dell’antibiotico resistenza: quando vanno fuori controllo possono quindi causare infezioni resistenti agli antibiotici. E inoltre, dal momento che i batteri sono in grado di scambiarsi tra loro materiale genetico, possono trasmettere la resistenza ad altri componenti del microbiota o ad eventuali batteri patogeni momentaneamente presenti.
Torniamo ora al collegamento tra antibiotico resistenza e dieta. Abbiamo detto che tutti ospitiamo batteri resistenti; ma è pur vero che la quantità e la varietà dei geni responsabili di antibiotico resistenza presenti nel microbiota variano molto da persona a persona. E, come osservato in uno studio recente1, sono influenzati dall’alimentazione, in particolare da tre sue caratteristiche:
- Varietà: le persone con alimentazione più varia hanno un minor grado di antibiotico resistenza nel microbiota intestinale.
- Consumo di fibre: anche chi consuma molte fibre alimentari ha meno antibiotico resistenza nel microbiota intestinale.
- Consumo di carne: al contrario, un maggior consumo di carne è collegato a un livello di antibiotico resistenza più elevato.
Come si possono spiegare questi risultati?
Influenza delle fibre
Un’alimentazione varia e ricca di fibre plasma un microbiota ben equilibrato (“eubiotico”), in cui i batteri buoni riescono senza problemi a tenere sotto controllo quelli potenzialmente dannosi. Pochi patobionti significa anche poca antibiotico resistenza e poche occasioni perché questa si diffonda nel microbiota.
Naturalmente avere bassi livelli di antibiotico resistenza nel microbiota significa anche, nel momento in cui si sviluppa un’infezione, avere un rischio inferiore che questa sia dovuta a batteri antibiotico-resistenti. Uno studio2 molto interessante ha riscontrato che, in un gruppo di pazienti con infezioni urinarie, quelli che abitualmente mangiavano più verdura avevano una minor prevalenza di infezioni resistenti agli antibiotici.
Influenza della carne
Per spiegare il collegamento tra elevato consumo di carne e maggiore antibiotico resistenza dobbiamo ragionare in modo diverso. Ricordiamo che, in Italia, almeno la metà degli antibiotici venduti sono destinati agli animali, in particolare quelli allevati in modo intensivo. L’allevamento è dunque una importantissima fonte di antibiotico resistenza. Questo è stato confermato da diversi studi, tra cui uno condotto in Olanda nel 20103 da cui è emerso che il 94% della carne di pollo venduta al dettaglio conteneva almeno un ceppo di E. coli resistente a una vasta classe di antibiotici.
Attraverso il consumo di carne, questi batteri resistenti possono trasmettersi direttamente dagli animali all’uomo. Infatti alcuni studi4,5,6 hanno riscontrato un maggior numero di infezioni urinarie dovute a batteri resistenti nelle persone con un più elevato consumo di carne.
Aumentare il consumo di fibre per ridurre l’antibiotico resistenza
Ottime notizie arrivano da un recente studio condotto in Cina7. Sono stati coinvolti alcuni bambini, affetti da obesità e il cui microbiota mostrava un grado elevato di antibiotico resistenza, ai quali è stata somministrata per 30 giorni una dieta ipocalorica ad elevato tenore di fibre. La dieta (oltre ad aver causato, come ci si aspettava, perdita di peso e miglioramento di tutti i parametri metabolici) ha modificato il microbiota intestinale disbiotico, aumentando i batteri specializzati nella fermentazione delle fibre (come i benefici bifidobatteri) e riducendo i patobionti. E, con meno patobionti, anche l’antibiotico resistenza del microbiota si è ridotta in modo significativo.
Note
1: Oliver, A., Xue, Z., Villanueva, Y. T., Durbin-Johnson, B., Alkan, Z., Taft, D. H., … & Lemay, D. G. (2022). Association of diet and antimicrobial resistance in healthy US adults. Mbio, 13(3), e00101-22.
2: Mulder, M., Kiefte-de Jong, J. C., Goessens, W. H. F., de Visser, H., Ikram, M. A., Verbon, A., & Stricker, B. H. (2019). Diet as a risk factor for antimicrobial resistance in community-acquired urinary tract infections in a middle-aged and elderly population: A case–control study. Clinical Microbiology and Infection, 25(5), 613-619.
3: Cohen Stuart J, van den Munckhof T, Voets GM, Scharinga J, Fluit AC, Leverstein-van Hall MA. Comparison of ESBL contamination in organic and conventional retail chicken meat. Int J Food Microbiol 2012;154:212e4.
4: Mulder, M., Kiefte-de Jong, J. C., Goessens, W. H. F., de Visser, H., Ikram, M. A., Verbon, A., & Stricker, B. H. (2019). Diet as a risk factor for antimicrobial resistance in community-acquired urinary tract infections in a middle-aged and elderly population: A case–control study. Clinical Microbiology and Infection, 25(5), 613-619.
5: Mulder M, Kiefte-de Jong JC, Goessens WH, et al. Risk factors for resistance to ciprofloxacin in community-acquired urinary tract infections due to Escherichia coli in an elderly population. J Antimicrob Chemother 2017;72:281e9.
6: Manges AR, Smith SP, Lau BJ, et al. Retail meat consumption and the acquisition of antimicrobial resistant Escherichia coli causing urinary tract infections: a case-control study. Foodborne Pathog Dis 2007;4:419e31.
7: Wu, G., Zhang, C., Wang, J., Zhang, F., Wang, R., Shen, J., … & Zhang, M. (2016). Diminution of the gut resistome after a gut microbiota-targeted dietary intervention in obese children. Scientific reports, 6(1), 1-9.