CISTITE IN MENOPAUSA: PERCHÉ E COSA FARE

Con l’arrivo della menopausa possono comparire diversi disturbi, tra cui anche la cistite. Perché? Come affrontarla nel modo migliore? Ne parliamo in questo articolo.

Secchezza intima, infezioni vaginali e cistiti ricorrenti sono tra i disturbi più comuni che possono insorgere con l’arrivo della menopausa. Tutti questi sintomi sono collegati tra loro, e hanno un’origine comune nella carenza ormonale tipica di questa fase della vita. I medici, infatti, negli ultimi anni hanno scoperto che non solo l’apparato genitale ma anche le vie urinarie sono grandemente influenzate dall’azione degli ormoni estrogeni e subiscono la loro mancanza. E, di conseguenza, hanno cominciato a parlare di “sindrome genitourinaria della menopausa”.

Ma in realtà tutto il corpo subisce le conseguenze della carenza di ormoni sessuali. Specialmente quando i sintomi a livello vaginale e urinario sono molto severi, questo ci dice che l’intero organismo sta soffrendo in modo particolare per l’invecchiamento: potremmo dire che sta subendo un processo di invecchiamento non fisiologico ma patologico. Ed è maggiormente a rischio di sviluppare anche malattie cardiovascolari, osteoporosi e demenza senile. Quindi non sottovalutiamo la cistite e gli altri sintomi urogenitali, anche perché una donna che entra in menopausa ha davanti a sé 30 o anche 40 anni di vita, da vivere nel miglior modo possibile!

La sindrome genitourinaria della menopausa: cistite e non solo

La sindrome genitourinaria della menopausa è caratterizzata da tre categorie di sintomi (non è detto che siano tutti presenti):

  • vaginali: secchezza, prurito, bruciore, infezioni frequenti
  • vescicali: urgenza minzionale, incontinenza, cistiti frequenti
  • sessuali: mancanza di lubrificazione, dolore ai rapporti, difficoltà a raggiungere l’orgasmo, calo del desiderio.

Tutti questi disturbi si possono ricollegare alla carenza di ormoni sessuali, specialmente estrogeni ma anche progesterone e testosterone, che si verifica fisiologicamente con la menopausa.

Perché?

Gli estrogeni contribuiscono al benessere e alla funzionalità dell’intero apparato genitourinario femminile: non solo la vulva e la vagina, quindi, ma anche la vescica e l’uretra (anche se, nelle diverse persone, differenze genetiche possono causare una maggiore sofferenza in un organo più che in un altro). Gli estrogeni agiscono su tutti i tessuti genitourinari – mucose, vasi sanguigni, nervi, muscoli – nutrendoli e stimolandone la proliferazione. Influenzano indirettamente anche il microbiota vaginale, poiché le cellule vaginali producono una sostanza, il glicogeno, di cui si nutrono i benefici lattobacilli, e senza estrogeni anche la produzione di glicogeno diminuisce.

Con la menopausa quindi i tessuti e il microbiota cambiano:

  • i lattobacilli, che prima erano i batteri dominanti nel microbiota, diminuiscono, e di conseguenza il pH vaginale aumenta. Questo espone a un maggior rischio di infezioni sia vaginali che urinarie.
  • Le mucose della vulva e della vagina si assottigliano e diventano più fragili, il muco vaginale diminuisce e compare secchezza. Possono facilmente verificarsi micro abrasioni, invisibili ma dolorose, soprattutto durante i rapporti sessuali. Anche il tessuto connettivo sottostante si assottiglia e perde elasticità, al punto che con il tempo la vagina diventa più stretta, corta e rigida.
  • Sia i vasi sanguigni che i nervi si atrofizzano, e quindi diminuiscono vascolarizzazione e innervazione. Questo ha forti ripercussioni sul piano sessuale, perché causa una riduzione della sensibilità e della lubrificazione: il corpo non risponde più come prima agli stimoli sessuali.
  • Anche i tessuti dell’uretra e della vescica diventano più sottili e fragili, facilmente infiammabili. Possono comparire bruciori urinari, necessità di urinare più spesso, incontinenza, e il rischio di cistite aumenta.
  • I muscoli della vagina e del pavimento pelvico perdono massa e forza, e questo facilita il prolasso sia della vagina che dell’uretra.

Gli estrogeni cominciano a diminuire già dopo i 40 anni, e persone particolarmente sensibili alla loro carenza possono avere i primi sintomi diversi anni prima della fine delle mestruazioni. Tre anni dopo la menopausa il 40-50% delle donne soffre di sindrome genitourinaria, e dieci anni dopo quasi tutte. Ciononostante, poche sono quelle che collegano questi problemi alla menopausa; molte addirittura pensano che i disturbi passeranno con l’età, senza rendersi conto che è vero proprio il contrario.

Come migliorare la situazione?

Arrendersi ai sintomi della menopausa non è necessario, perché le opzioni di trattamento esistono e sono molte. Se si scelgono i farmaci, si può optare per un trattamento vaginale con estrogeni di diverso tipo, anche in associazione a testosterone se si vuole avere un’azione maggiore sulla risposta sessuale. Oppure un farmaco da assumere oralmente, l’ospemifene, che rende le cellule vaginali più sensibili all’azione degli estrogeni. Sono tutti farmaci che vanno assunti dietro prescrizione medica e dopo aver discusso con il ginecologo rischi e benefici, perché gli effetti collaterali non mancano.

Se invece si preferiscono i trattamenti naturali si possono scegliere creme o ovuli vaginali di diverso tipo, a base di acido ialuronico, colostro, fitoestrogeni.

E anche i probiotici possono essere di grande aiuto!

Se è vero che le caratteristiche dell’ambiente vaginale influenzano il microbiota, vale però anche il viceversa: i batteri condizionano l’ambiente in cui vivono, e batteri diversi hanno effetti diversi sulla salute vaginale e possono persino potenziare o ridurre l’efficacia delle terapie. Per esempio l’utilizzo topico di estrogeni, di per sé efficace nel ridurre i sintomi locali della menopausa, può dare risultati ancora migliori se combinata con l’integrazione di probiotici. O in alcuni casi i probiotici possono addirittura essere più efficaci degli estrogeni, come emerge da studi recenti.

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